Page 13 - PAOLO STACCIOLI
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– se si eccettuano rare varianti con lunghe lance e scudi   metropolitane perennemente in ritardo. Macchiette di
                     – che rimarranno, anche nelle versioni più recenti, i suoi   colore che animano il grigiore delle banchine, immobili,
                     dettagli caratterizzanti: l’elmo e la corazza, quest’ultima   imbambolate, assorte in pensieri che aiutino a superare
                     formata da una fascia continua di minuscoli cavallini con   l’attesa, pronte a scattare in blocco, come marionette,
                     le ruote, che abbracciano il busto del guerriero, portando   all’arrivo di un semaforo verde, o di un affollatissimo
                     traccia della vena umoristica e fantasiosa che abbiamo,    treno.
                     fin dagli esordi, imparato a conoscere in Staccioli.       Se  non  avesse,  Staccioli,  la  straordinaria  capacità  di
                     Nelle formulazioni più recenti del tema del guerriero –    astrarre  elementi  desunti  dalla  realtà  quotidiana,  per
                     una ricerca, su questa tipologia, che non conosce tuttora   poi  trasformarli  in  storie  senza  tempo,  tutte  lievitate
                     stasi – i corpi perdono gradualmente la pesantezza, la     dall’accento  ironico,  il  tono  si  perderebbe,  forse,  in
                     turgida  voluminosità  per  farsi  silhouettes  sempre  più   cronache elegiache. Invece il viaggiatore si lascia andare
                     insistentemente tendenti alla stilizzazione, caratterizzati   mansueto nelle mani del proprio artefice, che lo impianta
                     da una più ricercata eleganza formale. Attingendo ancora   a bordo di inverosimili barchette e carretti, o lo trasloca,
                     garbatamente da quel luogo di proliferante suggestione     come già era stato per i puttini e le bambole, sul collo
                     di  modelli,  che  è  la  statuaria  etrusca,  Staccioli  riduce   dei vasi e delle sfere. Ed ancora si trova affiorante dallo
                     la sostanza plastica delle sculture, senza mai spingersi   spazio di una lastra, raccolto in file fluenti che incedono
                     fino alla smaterializzazione, ad un taglio marcatamente    verso  lo  spettatore  con  una  miriade  di  valigette,  fra
                     affilato ed allungato, ad una posa sempre più frontale,    piani in rilevo tratteggianti lunghi cortei di cavallini e
                     non priva di una forte ieraticità, appena alleggerita dalla   bizzarri animali. Ed ecco che quello che poteva apparire
                     vibratilità cromatica, dai riverberi di luci ed ombre che si   come  un  borghesissimo  pendolare,  riprende  ad  essere
                     alternano entro gli scavi e le incanalature delle bizzarre   avvolto dalla sua aurea di liricità, di favoloso viandante
                     corazze.  Figure  che,  per  il  loro  sfinamento,  riescono   pronto a solcare, a bordo di improbabili veicoli, zone
                     ad  assumere  la  sembianza  di  una  forma  spirituale,   incontaminate dell’immaginario.
                     fortemente  interiorizzata,  di  potente  carica  emotiva  e   È chiaro come nella trattazione di questo tema Staccioli
                     sentimentale.                                              si  lasci  avvincere  da  un  discorso  volutamente  sempre
                                                                                aperto,  in  cui  alla  realtà  vengono  sempre  riconosciuti
                     Accanto alle ricorrenti immagini di cavalli e guerrieri,   una  pluralità  di  livelli:  così,  alla  contemplazione  può
                     Staccioli crea una quantità notevole di figure, per la cui   improvvisamente  alternarsi  il  movimento,  il  gusto
                     costruzione trae spunto dalla realtà che lo circonda, e    del capriccio alla cadenza patetica, l’accento vivace al
                     che poi trasfigura, tramite il filtro della sua inesauribile   delicato e struggente piacere del ricordo. In una delle
                     inventiva,  in  vere  e  proprie  icone.    Tra  questi,  i   molte versioni della trattazione del tema del viaggiatore,
                     “viaggiatori”,  una  tipologia  che,  insieme  a  quella  dei   troviamo ad esempio un uomo che porta un bimbo sulle
                     guerrieri,  viene  insistentemente  indagata  da  Staccioli   spalle, a “cavalluccio”, ed è in questa che si coglie un
                     fin  dagli  inizi  del  2000.  Sono,  come  nelle  più  tarde   registro  maggiormente  affettivo,  biografico,  nel  quale
                     formulazioni dei guerrieri, figure dal plasticismo ancora   non possiamo non leggere il melanconico richiamo ad
                     scabro,  con  forme  inclini  all’allungamento,  alle  quali   un consueto gesto paterno. Così come appaiono donne,
                     si  alternano  alcune  versioni  di  viaggiatori  con  spalle   madri – il seno e le rotondità sempre accentuate, quasi
                     massicce e sproporzionate, sulle quali poggiano piccole    a voler richiamare gli attributi della dea della fertilità
                     teste, appena abbozzate.                                   – che tengono per mano i propri figli, vigorose e vitali
                     Elementi identificativi divengono ora valigette e giacche   Pomone,  forti  dell’immunità  dalle  offese  della  realtà,
                     sgargianti, dalle quali si affacciano colorate cravatte; il   poeticamente  sospese  in  un  mondo  prodigiosamente
                     passo e la lieve piega delle gambe sembrano accennare      intriso di promesse di fecondità, e di umano tepore.
                     ad  un  cammino,  ma  senza  invalidare  quel  blocco  di
                     immobilità  rituale  che  suggerisce,  come  nei  prototipi   Nei primi mesi del  005 il repertorio di Paolo Staccioli si
                     dei guerrieri, la serrata inflessibilità delle articolazioni.   arricchisce di una nuova figura, che rappresenta, forse,
                     Sono  figure  di  un  teatro  dell’assurdo,  per  questo  così   la risposta più diretta ed immediata agli stimoli desunti
                     straordinariamente  rispondenti  alla  nostra  condizione   dall’osservazione del mondo intorno a lui. Affascinato
                     esistenziale:  uomini  e  donne  delle  nostre  città,     dalle immagini dei convegni cardinalizi, ripetutamente
                     costretti  ad  attendere  per  tempi  lunghissimi  treni  e   proposte  dai  media  in  occasione  dell’elezione  del












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