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FABIO DE POLI
suo estremo esempio di coerenza
che l’ha condotto alla morte. Piaccia
o non piaccia si è trattato di uno dei
padri della rivoluzione sociale più
importante della storia, che ha dato
all’uomo il senso dei propri diritti,
e senza la quale l’occidente non
avrebbe mai potuto riscoprire i valori
della democrazia e dell’uguaglianza. Il
silenzio intorno a quest’ affascinante
figura, mi ha condotto ad immaginare
una serie di opere, che si compongono
come se fossero reliquie, inesistenti
ma comunque possibili. Ho creato
piatti commemorativi e perfino i
suoi capelli. In qualche modo mi è
sembrato di rimettere le cose a posto
e dare a lui il giusto riconoscimento
della sua importanza”.
Una curiosità: come mai lo dipinge
sempre senza faccia, o al massimo
solo con la bocca?
“Perché detestava essere ritratto. Di
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22 lui ci sono rimasti pochissimi ritratti,
e questo perché non amava che di lui
ci si ricordasse come un’entità fisica.
Erano le idee che dovevano restare
come patrimonio, non un volto. Le
idee sono patrimonio di tutti, un
viso determina un’individualità. Ecco
perché il mio Robespierre è solo una
sagoma: è letteralmente una figura
consegnata alla storia”.
Possiamo vedere che ama utilizzare
molti materiali diversi quando crea.
Qual è il suo preferito?
“Forse il collage. Dico forse perché
non ho mai grandi certezze. C’è
una frase che mi piace molto usare:
“sospetto che rifarei quello che ho
fatto e che farei quello che faccio”.
Per esempio utilizzo poco i colori ad
olio, perché impiegano troppo per
asciugare ed ho bisogno di poter
modificare rapidamente le cose che
la mattina mi piacciono e la sera
non gradisco più. Il collage è una
tipologia artistica che dà una grande
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